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Crisi ucraino-russa. L'Italia cerca uno spiraglio

L’Italia, alla presidenza di turno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) nel 2018, ha la più grande opportunità della sua recente storia diplomatica di testare se davvero può giocare quel ruolo di facilitatore del dialogo tra Est e Ovest di cui spesso si vanta.

Un appuntamento che arriva quando l’Osce ha rinvigorito il suo ruolo in una crisi complessa come quella ucraina, dove una delle parti in conflitto – seppur ciò non sia ancora riconosciuto dalla leadership moscovita -, è la Russia. A conferma di ciò, l’Organizzazione ha dispiegato in Ucraina la sua più grande missione speciale di monitoraggio (Smm).

Con l’Unione europea responsabile, secondo molti, di aver innescato le proteste di piazza Maidan dopo la mancata firma dell’Accordo di associazione con l’Ucraina – e la Nato chiaramente non accettabile ai russi -, l’Organizzazione di Vienna rappresentava, all’indomani dello scoppio della crisi, l’unico forum inclusivo dei Paesi occidentali e di Mosca che potesse occuparsi della gestione del conflitto.

I compiti degli osservatori
Ci sono almeno tre motivi per cui la missione in Ucraina può esser considerata speciale, anche in virtù degli sviluppi posteriori al dispiegamento.

Innanzitutto, la Smm è una missione sui generis, perché attiva in un teatro di conflitto in essere come il Donbass (le due regioni orientali ucraine di Donetsk e Luhansk), dove il parametro più importante di decisione delle operazioni rimane la sicurezza dei membri della missione. Leggi tutto in  http://www.affarinternazionali.it/2018/01/osce-missione-ucraina/

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